giovedì 12 dicembre 2013

Per evitare un conflitto esteso e permanente gli uomini rinunciano alla libertà, all'uguaglianza e all'indipendenza dello stato naturale e formano la società politica. Ma questa rinuncia è condizionata e riguarda unicamente i fattori di instabilità e di conflitto della società naturale. Gli inconvenienti dello stato di natura consistono nella parzialità dell'esecuzione della legge di natura; e, quindi, nella mancanza di un giudice autorevole e imparziale e di un imparziale esecutore delle sue sentenze. La comunità politica è di conseguenza istituita per svolgere il ruolo di arbitro indifferente ed equo verso tutte le parti ed escludere i giudizi privati. Il problema dello stato di natura è che ognuno è giudice nella sua causa; la società politica è ideata e costruita proprio per porre rimedio a questa situazione e alle sue conseguenze. Ma, di nuovo, l'incapacità di giudicare imparzialmente nel proprio caso non equivale alla mancanza di inclinazione o di disposizione a vivere una vita pacifica e sociale. Il conflitto naturale non sottrae agli individui la competenza razionale e i modelli morali in base a cui costruire la società politica: limita soltanto, e parzialmente, le loro capacità pratiche al riguardo. Il contratto originario è possibile in quanto conserva e realizza gli scopi naturali degli uomini (la conservazione di sé e degli altri) e ne assicura le condizioni (la libertà e la proprietà) per mezzo di un potere politico limitato. In ultima analisi sono i caratteri sociali dello stato naturale a risultare dominanti: l'uso ingiusto della forza e la parzialità nel giudicarlo e punirlo non impediscono agli uomini di agire in comune per eliminare le cause del conflitto.


pag. 24-25, Introduzione di Tito Magri a "Il Secondo Trattato sul Governo" di John Locke - BUR Rizzoli (Milano), 2013

Nessun commento:

Posta un commento