lunedì 16 dicembre 2013


[...] la libertà degli uomini sotto un governo consiste nell'avere una stabile norma in conformità alla quale vivere, comune a tutti i membri di quella società e fatta dal potere legislativo ivi istituito; è la libertà di seguire la mia volontà in tutti i casi in cui la norma non dà prescrizioni, senza essere mai soggetto all'incostante, incerta, imponderabile, arbitraria volontà dell'uomo.

pag. 91, "Il Secondo Trattato sul Governo" di John Locke - BUR Rizzoli (Milano), 2013

giovedì 12 dicembre 2013

[...] una grande società è un organismo molto complesso. Non è possibile istituirla o dirigerla con un piano unitario e verso una meta predefinita. La società si forma e si sviluppa attraverso un proocesso evolutivo, per mezzo di prove ed errori.

pag. 45, Introduzione di Tito Magri a "Il Secondo Trattato sul Governo" di John Locke - BUR Rizzoli (Milano), 2013
La legge difende ed estende la libertà nel senso molto preciso di proteggere ognuno dalle imposizioni e dalla violenza degli altri, consentendogli così di seguire, in un ambito limitato, la volontà propria e non quella altrui. La legge dà sostegno alla libertà degli individui delimitando le loro sfere di azione e rendendoli liberi da ogni potere assoluto e arbitrario. Questa interpretazione del rapporto fra legge e libertà, condivisa dall'intera tradizione liberale, consente a Locke di tenere comunque distinti, anche in rapporto alla legge naturale, i limiti che essa impone, e che ognuno deve rispettare nella propria condotta, dalla libertà che resta a ognuno di disporre di sé stesso e dei propri beni secondo la propria volontà. La legge naturale è in questo senso regolativa, ma non costitutiva della libertà.
[...] La libertà di agire secondo la propria volontà viene ora fondata sulla ragione umana, e quindi sulla legge naturale, che è la legge della ragione. La libertà non è vista come l'ambito che resta aperto alla scelta degli individui una volta che siano stati tracciati i limiti della legge. E' l'esercizio moralmente e razionalmente appropriato della loro capacità di azione.

pag. 35, Introduzione di Tito Magri a "Il Secondo Trattato sul Governo" di John Locke - BUR Rizzoli (Milano), 2013
I diritti morali e la giustizia ecludono proprio che la volontà degli uomini sia un principio normativo assoluto.

pag. 34, Introduzione di Tito Magri a "Il Secondo Trattato sul Governo" di John Locke - BUR Rizzoli (Milano), 2013
I concetti di legge e diritto naturale, libertà, uguaglianza e ragione formano la struttura morale della politica liberale di Locke. [...] La politica liberale di Locke richiede quindi che le azioni degli individui siano già soggette a norme morali - e richiede che tali norme siano giustificate razionalmente.

pag. 33, Introduzione di Tito Magri a "Il Secondo Trattato sul Governo" di John Locke - BUR Rizzoli (Milano), 2013
Per evitare un conflitto esteso e permanente gli uomini rinunciano alla libertà, all'uguaglianza e all'indipendenza dello stato naturale e formano la società politica. Ma questa rinuncia è condizionata e riguarda unicamente i fattori di instabilità e di conflitto della società naturale. Gli inconvenienti dello stato di natura consistono nella parzialità dell'esecuzione della legge di natura; e, quindi, nella mancanza di un giudice autorevole e imparziale e di un imparziale esecutore delle sue sentenze. La comunità politica è di conseguenza istituita per svolgere il ruolo di arbitro indifferente ed equo verso tutte le parti ed escludere i giudizi privati. Il problema dello stato di natura è che ognuno è giudice nella sua causa; la società politica è ideata e costruita proprio per porre rimedio a questa situazione e alle sue conseguenze. Ma, di nuovo, l'incapacità di giudicare imparzialmente nel proprio caso non equivale alla mancanza di inclinazione o di disposizione a vivere una vita pacifica e sociale. Il conflitto naturale non sottrae agli individui la competenza razionale e i modelli morali in base a cui costruire la società politica: limita soltanto, e parzialmente, le loro capacità pratiche al riguardo. Il contratto originario è possibile in quanto conserva e realizza gli scopi naturali degli uomini (la conservazione di sé e degli altri) e ne assicura le condizioni (la libertà e la proprietà) per mezzo di un potere politico limitato. In ultima analisi sono i caratteri sociali dello stato naturale a risultare dominanti: l'uso ingiusto della forza e la parzialità nel giudicarlo e punirlo non impediscono agli uomini di agire in comune per eliminare le cause del conflitto.


pag. 24-25, Introduzione di Tito Magri a "Il Secondo Trattato sul Governo" di John Locke - BUR Rizzoli (Milano), 2013