venerdì 25 ottobre 2013

Democrazia - Il termine [...] è attestato in senso negativo in Aristotele (384-322 a.C.). Il termine verrà poi collegandosi sempre più con quello di “repubblica” e di sovranità popolare, assumendo significato polemico nei confronti della monarchia. [...] A partire dalla metà dell'Ottocento, il termine “democrazia” si consolida all'interno di una concezione liberale e costituzionale della modernità politica. [...] Nel corso dell'Ottocento è tuttavia attestata, nell'ambito delle dottrine politiche di matrice socialista e anarchica, un'altra concezione di democrazia, non formale ma “sostanziale”, che mira ad estendere anche a livello sociale ed economico quell'uguaglianza tra i cittadini che lo Stato liberale di diritto garantisce a livello politico e giuridico. Nel Novecento la democrazia assume il significato predominante di democrazia liberale e rappresentativa, che ha il compito di realizzare l'allargamento dei diritti politici e il rafforzamento delle istituzioni rappresentative nelle quali deve trovare espressione la partecipazione politica dei cittadini. La democrazia viene allora sempre più interpretata in senso “tecnico” come insieme di procedure atte a garantire tali finalità e in essa si esprime la legittimità delle moderne istituzioni politiche liberali.

pag. 32, "Parole e materiali per la storia contemporanea" - Baiesi (Bologna), 2002


Il termine bias (inclinazione) viene utilizzato in questo contesto per indicare quelle predisposizioni cognitive spontanee o innate, ma di fatto anche fuorvianti in quanto introducono delle distorsioni nei ragionamenti. In tal senso, i bias limitano le capacità di valutazione razionale nei processi decisionali, o in situazioni in cui si stimano delle probabilità o si attribuiscono capacità e ruoli. Si tratta verosimilmente di caratteristiche comportamentali che erano adattative, ovvero aiutavano a decidere e agire più rapidamente, negli ambienti pleistocenici dell'evoluzione. Per quanto riguarda alcuni di questi bias si tratta però anche di una vera e propria mancanza innata di schemi che sono utili in circostanze diverse.

pag. 226, "Perché gli scienziati non sono pericolosi" di Gilberto Corbellini - Longanesi (Milano), 2009


[...] Guntram Wolff, direttore del think tank di Bruxelles Bruegel, dice che su una lunga serie di temi "la Germania è sempre più convinta che dovremmo tornare a un modello in cui ciascun paese è responsabile per sé". Senza un'unione fiscale, politica e bancaria, dice, "avremo un euro che sopravvive, ma non uno che funziona bene".

pag. 4, "Cena per cena, così s'è consumata la mancata unità dell'Europa" di Marcus Walker e Gabriele Steinhauser - Il Foglio


L'assenza di cultura del controllo e della verifica dei risultati ha portato la politica italiana a considerare interventi di governo solo quelli che comportano stanziamenti; la differenza tra destra e sinistra è inesistente se non, a volte, nella tecnica o nei destinatari della distribuzione (ovvero dell'assistenzialismo). [...] regioni ad alto deficit sanitario [...] In esse [...] l'assessore alla Sanità è stato rimosso ed è stato nominato un commissario. L'assurdità è che per legge viene nominato commissario il presidente di regione, cioè uno dei maggiori imputati del disastro economico e gestionale! [...] Radicali [...] hanno proposto che non sia commissario chi abbia avuto o abbia incarichi istituzionali nella regione. Basterebbe nominare cinque persone esperte senza incarichi istituzionali presenti o passati in quelle regioni, che non siano cioè complici dei disastri avvenuti e possano liberamente attuare gli interventi necessari senza mediazioni e ricatti. Una norma che non costa ma che anzi porterebbe all'azzeramento di circa 1,5 miliardi di euro di deficit sanitario l'anno, delle regioni ora fintamente commissariate. [...] Non c'è emergenza di risorse economiche nella Sanità; anzi in questa situazione maggiori risorse favorirebbero il mantenimento di sprechi, disorganizzazioni e atteggiamenti corporativi. C'è grande bisogno di regole diverse, che siano finalizzate alla tutela della salute dei cittadini e dei soldi dei contribuenti invece che agli interessi interni alla Sanità.

pag. 4, "Non servono soldi, ma nuove regole per rendere efficiente la Sanità" di Marcello Crivellini - Il Foglio


[...] Calogero, teorico del liberalsocialismo, precoce antifascista, militante nel Partito d'Azione e tra i fondatori, più tardi, del Partito radicale [...] Il primo e più provocatorio paradosso della filosofia di Calogero è che il principio del dialogo, di per sé contrario a ogni assolutezza, venga proposto come un assoluto. La libertà di coscienza, l'autonomia del singolo, il pensiero critico, la ricerca individuale della verità altrui, sono cioè un dogma: il solo e unico dogma. La verità stessa è relazionale. Più che essere il prodotto di un processo logico è il prodotto di un incontro. [...] Non c'è conoscenza scientifica né etica sociale o di stato che possa essere sottratta alla discussione. [...] Secondo Bobbio [...] "l'ideatore, e il promotore, e, soprattutto il teorico del liberalsocialismo fu Calogero (...) Scrisse di suo pugno il primo manifesto del liberalsocialismo, diffuso nell'estate 1940".

pag. 2, "Per far del bene alla filosofia politica basterebbe ripubblicare Calogero" di Alfonso Berardinelli - Il Foglio